Al giorno d’oggi, l’energia è considerata una materia prima perché non esiste attività che possa farne a meno. Tutta la filiera che gestisce la componente energia oggi è fondamentale per i singoli privati tanto quanto per le attività economiche, se non addirittura di più. Tutto quello che si produce, commercializza, scambia e consuma non vedrebbe la luce senza energia. Molti pensano che quando si parla della filiera dell’energia, si faccia riferimento alle sole compagnie elettriche ma non è affatto così. Infatti, per arrivare al consumatore finale, occorre una filiera molto articolata che comprende diversi passaggi di cui spesso la stragrande maggioranza della popolazione è all’oscuro.

Quanto PIL produce l’energia

Si calcola che al giorno d’oggi la filiera dell’energia vale circa 60 miliardi di euro, cioè circa lo 0,03% dell’intero PIL nazionale.  Potrebbe sembrare una percentuale esigua ma in realtà è una fetta considerevole di ricchezza che viene prodotta. Inoltre, il dato aumenta esponenzialmente se si considera l’indotto del mercato dell’energia, cioè anche tutte le altre attività accessorie che sorgono per gestire il mercato primario del servizio elettrico nazionale che propone offerte fisse sul mercato di maggiore tutela, come spiegato su Chetariffa.

Andando a vedere il dettaglio, circa 4 miliardi e mezzo derivano dall’estrazione di petrolio e gas metano, 11 sono invece i miliardi legati al processo di raffinazione e fabbricazione di carbone fossile, mentre la parte più consistente, cioè oltre 45 miliardi, riguarda la produzione e fornitura di elettricità.

Forse molti già sapranno che l’Italia è un Paese povero di fonti energetiche come petrolio e gas e perciò le attività di estrazione e produzione hanno un peso limitato sul PIL rispetto invece alla fornitura della componente energia che vale da sola quasi l’intero settore.

Gli occupati nel settore energia

Passiamo ora a vedere quanto pesa il settore energetico sull’occupazione perché è considerevole e degno di nota. La filiera energetica occupa circa 600 mila unità al giorno d’oggi, fornendo quindi lavoro a migliaia di famiglie italiane. Il settore è definito come una ad alta intensità di capitale. Per tale motivo, circa i due terzi della forza lavoro si concentra in attività di fornitura di elettricità e gas. La liberalizzazione del mercato ha aperto la porta a nuove società, assicurando anche maggiore concorrenza e trasparenza, ma ha anche assicurato un aumento di posti di lavoro in tutti l’indotto; cosa non da poco in un Paese che ha un tasso di disoccupazione tra i più alti dell’eurozona, soprattutto per quanto concerne le fasce più giovani della popolazione.

Gli investimenti nella filiera energetica

In merito agli investimenti, in ambito energetico si concentra molto capitale, considerando anche gli enormi investimenti che si stanno facendo per produrre energia in modo pulito, cioè sfruttando fonti rinnovabili come eolico, solare, idroelettrico, geotermico, biomasse e così via. In futuro sarà ancora più evidente la necessità di investire in questo settore per cambiare il mix energetico e accelerare sulle rinnovabili, come prevede il piano di transizione ecologica che la più recente attualità rende ancora più impellente.

Di Grey