Hai mai ordinato cibo a casa con una consegna a domicilio? Se lo hai già fatto, fai attualmente parte dei 4 milioni di italiani che hanno consumato una delle ultime cene grazie ai servizi di un fattorino. Se non lo hai già fatto, fai parte di quelli che molto presto lo faranno.
Sarebbe finalmente l’ora di discuterne pubblicamente, lasciando da parte reazioni isteriche e difese strenue dell’italianità del cibo che consumiamo, dato che a prescindere da quello che si dice in pubblico, sono tantissimi gli italiani che toccano ormai i fornelli il meno possibile.
È la definitiva sconfitta del modello Italia quando si parla di cibo? Niente affatto, perché con ogni probabilità sarà questa un’ulteriore occasione di crescita per la nostra cucina, che dall’incontro con quelle straniere ne è sempre uscita arricchita, migliorata e ancora più forte.
Ridurre i tempi
La prima grande sfida per la cucina italiana è quella rappresentata dai tempi di preparazione. Se i ristoranti si trasformeranno effettivamente in hub dai quali parte cibo per tutto il quartiere o per tutta la città, si dovranno cominciare a proporre piatti preparati più rapidamente e con procedure certe e misurate (alla maniera dei fast food).
Questo, per chi frequenta i ristoranti, sta già accadendo: i menù sono sempre più semplici e prevedono piatti sempre più leggeri, sia a livello di ingredienti, sia a livello di preparazione.
Americanizzarsi, ma sta già accadendo
Abbiamo per decenni considerato la cultura americana del cibo come una cultura di serie B, fatta di cibi unti e poco salutari. In realtà hamburger, patatine e altri tipi di preparazione a stelle e strisce stanno già prendendo piede, molte volte rielaborati con gli ingredienti della tradizione italiana.
Il tutto mentre prosperano anche in Italia le grandi catene del fast food. Se c’era qualche cancello da chiudere, è bene ricordarsi che i buoi sono ormai scappati da tempo, senza che questo sia necessariamente un male per la nostra cucina.
La nostra cucina è il risultato dell’incontro di decine di culture
Ci perdonino i puristi, ma in realtà quello che sta accadendo oggi è qualcosa che esiste ormai da secoli e che ha contribuito a rendere la nostra cucina quello che è.
Melanzane, pomodori, patate e tanti altri ingredienti che riterremmo senza problemi grandi classici della nostra cucina, hanno gradualmente subito influenze di mercanti e mondi talvolta molto diversi dal nostro. Anche il nostro amato caffè, ormai, ha ben poco di squisitamente italiano.
La ricetta per sopravvivere? Dimenticare la paura di osare e sperimentare, almeno quando si parla di cucina, qualcosa che dovrebbe mettere tutti d’accordo invece di continuare a dividere.
Che si tratti di un pasto rapido portato a casa oppure dei ravioli della nonna, godiamoci la nuova e ritrovata libertà anche a tavola. Senza dogmi, senza paradigmi, certi di avere una cultura forte e che non teme alcun confronto.